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Il pensiero dicotomico di chi pensa in bianco o nero

Sono sicura che, scorrendo la rubrica del telefono, sapresti identificare chi ha il pensiero dicotomico di chi pensa in bianco e nero. Sì, sono le persone della serie o tutto o niente, per intenderci. Le fanatiche degli estremi, quelle che alla vista dell’arcobaleno gli viene un chilo di orticaria sul corpo. Il pensiero dicotomico di pensa in bianco e nero viene chiamato in psicologia “splitting”. E’ molto attuale oggi, approfondiamo l’argomento.

Che poi chissà perché dobbiamo sempre scomodare gli inglesi, forse fa figo. Comunque, per correttezza, diciamo che to split significa dividere, spaccare, da qui splitting: divisione – spaccatura. Non sarebbe stato più bello trovare una connessione con la parola crack. Per lo meno è onomatopeico.

Le persone così strutturate pensano di essere tutte d’un pezzo. Sono quelle che ti dicono che non hanno mezze misure. Sono tronfie quando lo affermano e se vuoi metterti subito nei guai: prova a contraddirle!

Loro sono nel giusto, sei tu quella sbagliata, punto!

Sono poco inclini ai vizi o pericolosamente viziose. Infondo sono fedeli al tutto o niente, per cui niente da aggiungere.

Vediamo altre particolarità del pensiero dicotomico di chi pensa in bianco e nero.

Il pensiero dicotomico di chi pensa in bianco e nero è tipico delle persone che sono di buon umore un giorno e pessimo il giorno dopo. Certo che succede a tutti, ma mica a giorni alterni, spero. Si scandalizzano per delle assurdità o accettano al contrario situazioni perverse. Il bianco e il nero come il bene e il male. Se una cosa non è chiara vanno fuori di testa e prova a ragionare con uno che vede il mondo bidimensionale.

Chi sbaglia sono sempre gli altri, però gli arrabbiatati sono sempre loro. Guarda caso! Puntano il dito come fosse un’accetta e in un secondo decidono se sei un amico o un nemico per la vita. 

Perché sono così, che problemi hanno queste persone?

Pare che le vittime di splitting, secondo gli psicologi, adottino questo atteggiamento per difendersi dagli altri. Hanno un profondo desiderio di certezze. In soldoni vogliono sentirsi sicuri di andare a Roma e ritrovare la poltrona.

Si parla di infanzie infelici, di genitori scostanti, ma preferisco non entrare in merito all’argomento, troppo delicato per un articolo che vuole solo osservare il fenomeno da un punto di vista sociologico.

E se dovessi incontrare una persona dicotomica che la pensa in bianco e nero?

La maggior parte di noi comprende la differenza tra il voler bene e l’amare, l’ostilità e l’odio. La vittima di splitting ama o odia, è o non è. strapunto! Il problema è che oggi ti amano alla follia e domani ti vorrebbero morto perché quella cazzo di bistecca l’hai cotta troppo al sangue.

Sono persone empatiche? Ma neanche per idea. Faticano a capire se stessi, figuriamoci se si mettono a camminare con le scarpe di un altro. Non ci pensano proprio. Rispondono allo stesso modo con l’incertezza ai quali provoca dolore e quindi tagliano di netto la situazione, pensando di essersi salvati.

Ecco le parole che pronunciano spesso: sempre, mai, male o bene, maschile o femminile, città o campagna, ragione o sentimento, buono o cattivo e così via. Uno esclude l’altro quindi o è bianco o è nero.

Mioddio sembra un incubo. Eppure quante persone conosciamo fatte così. Quando le identifico do loro ragione a prescindere. Il gallo ha fatto le uova? E va bene, da oggi anche il gallo fa le uova.

Come vivono le persone dal pensiero dicotomico?

Ti pare che ti scriva che sono in pace con loro stessi? E’ chiaro che vivono male. Sono rigide, intransigenti con se stesse e gli altri, sabotano progetti, distruggono persone e cose. Se cerchi di spiegare loro che una persona non può essere del tutto buona o il contrario del tutto cattiva; che non esiste il completo disastro o la meraviglia in assoluto, ti guarderanno con la coda dell’occhio e nella loro mente sarai già nel girone degli infami.

La cosa brutta è che penso a loro come a dei despota. Prendiamo il rapporto tra Putin e l’Ucraina in questo momento, mi viene spontaneo ricondurre il pensiero dicotomico a Vladimir.

O con me o contro di me. Se non la pensi come me, minaccio di fare terra bruciata. Pensi che io sbagli ti elimino.

Un pensiero tipico di chi ragiona col tutto o niente.

Finché ci troviamo difronte a un bambino capriccioso la cosa ha un peso, ma se il bambino ha 69 anni forse è un tantino grave.

Per uscirne ci vuole coraggio di accettare che non possiamo controllare tutto. Siamo vulnerabili e ci è concesso di sbagliare.

Prima di salutarci ti invito a condividere l’articolo se ritieni che possa essere d’aiuto a qualcuno. La domanda è: “Hai mai avuto a che fare con una persona “splitterata” e se sì come la gestisci?

ciao e alla prossima

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