Donne Real Life

Cos’è l’invidia e come fare per liberarcene?

Almeno una volta, una di noi, ha invidiato un’altra donna. Ha provato quel senso irritante nei confronti di un successo per un’amica, collega di lavoro o un’estranea. Cos’è l’invidia e come fare per liberarcene?

Che poi siamo proprio forti noi donne.

Subito dopo aver provato questo sentimento ci vergogniamo. Non ci sfiora neppure l’idea di dichiararlo. E’ un brutto sentimento l’invidia, figuriamoci se siamo disposte a metterci alla gogna per essere derise dai moralisti.

Sì, proviamo vergogna, perché essere invidiose è doloroso per chi lo prova.

Cos’è l’invidia e come facciamo a liberarcene?

Ho letto che la filosofa Elena Pulcini, autrice del libro “Invidia, la passione triste”, spiega il sentimento dell’invidia affermando che non fa parte delle donne, non è nella nostra natura esserlo.

Eppure lo siamo,

La dottoressa Pulcini scomoda l’antica Grecia per affermare che l’invidia è un retaggio maschile culturale atavico. Richiama il mito della guerra di Troia e la dea della discordia Eris, colei che mise una contro l’altra dea per stabilire chi fosse la più bella.

Poi ricorda come nei secoli la donna sia stata relegata a un ruolo subalterno, con un unico scopo nella vita, quello di conquistare il maschio. Nasce da qui la forte competizione fra noi donne.

Ce lo hanno insegnato persino le favole: le belle Cenerentola, Sirenetta e Biancaneve sono invidiate dalle “donne di famiglia” per la loro bellezza e di fatto i principi le sceglieranno come compagne di vita.

Persino alcuni termini sono sprezzanti riferiti a una donna, mentre gli stessi risultano pregi se detti a un uomo.

“Sei aggressiva” ( l’uomo può esserlo ) “Sei troppo combattiva” ( la donna è dolce). “Sei una rompipalle” ( se lo è un uomo va bene ) Sembra ci abbiano dato la patente delle invidiose e belle, escludendo a priori ogni altro attributo, soprattutto se è maschile.

A rendere le cose più complicate per noi donne è stata l’emancipazione.

Se prima invidiavamo solo le donne da salotto, ora invidiamo sul mondo del lavoro, quello professionale.

Tra l’altro un’emozione che pare non abbia traccia nel mondo maschile.

Nel lavoro le donne invidiose lavorano in silenzio, fanno gli sgambetti alle altre sulle note dello scherzo, col sorriso in bocca, fastidiosissimo se ci pensi.

Invidio l’altra per le sue capacità, vorrei essere lei e non fare tutta la fatica che faccio per farmi notare. Invidio la sua bellezza e credo che sia l’arma che usa per la scalata al successo. Invidio la sua cultura e penso che se fossi lei sarei più felice".

Diventiamo rivali e nemiche, ma con il sorriso. Questo comportamento destabilizza chi ne è vittima, perché non capisce i limiti della sincerità: Mi fai tanti complimenti in privato e in pubblico non perdi occasione per tirarmi qualche freccia”, ovviamente in presenza di qualcuno di importante.

L’invidia è cosa triste e ricordo che San Tommaso d’Aquino nel Damasceno qualifica l’invidia come «la tristezza dei beni altrui» (II-II, q.36, a.1). Diceva nascere da un sentimento di diminuzione del proprio essere.

La dottoressa Pulcini è convinta che l’invidia si possa domare, più che eliminare. Che già sarebbe una vittoria.

Consiglia di riconoscere a se stesse di provare questo sentimento. Se la tua collega ha ricevuto un incarico importante, che speravi fosse assegnato a te, puoi ammettere di essere invidiosa.

Ma se provassi per lei un senso di ammirazione?

Pensa che la prossima volta succederà a te. Essere empatica provando a metterti nella felicità dell’altra, sentendo la sua gioia e la sua soddisfazione.

Siamo unite contro la violenza di genere e ci facciamo la guerra in ufficio.

Forse il passo più importante che dovremmo fare è emanciparci singolarmente e poi unirci per uno scopo sociale. Certo, facciamo squadra, ma proviamo a essere coerenti anche nella quotidianità.

Cos’è l’invida se non una passione assurda.

Il bene dell’altro è il mal proprio, perché sminuisce la nostra gloria o eccellenza.

L’invidia resta segreta e triste.

Chi la prova sente dolore perché avvelena l’anima. Domiamola, come scrive la filosofa. Cerchiamo di cambiare l’invidia in ammirazione. Se l’invidia è quella cosa sana che ci fa smuovere da una poltrona e stacca le radici dal divano, allora va bene, ma solo se è la scossa che ci mancava per reagire.

Possiamo farcela.

author-sign

Ti potrebbe piacere anche...

Articoli popolari...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *