Confidenze

Mauro Coruzzi: convivere con due personal Brand opportunità o stress?

 La domanda che mi sono posta è: meglio forzare un personal Brand oppure convivere con più di uno. Chi meglio di Mauro Coruzzi, in arte Platinette, poteva darmi migliore risposta? Convivere con due personal Brand è un’opportunità o uno stress?

 È sempre un grande piacere parlare con Mauro, mente brillante mai scontata. sono le interviste che amo in particolar modo perché possono scatenarsi tante riflessioni ed essere sempre appagata alla fine. in questa intervista mi sono concentrata sul personal Brand, Dato che tra Platinette e Mauro c’è una sorta di simbiosi, oppure no? 

Scoprilo leggendo l’intervista 

Caro Mauro, il rapporto c’è tra Platinette è Mauro, soprattutto come hai fatto a rendere note due personalità così distinte tra loro?

Usando un termine che si usava un po’ di tempo fa ho creato “sinergia” tra le parti, uno aiuta l’altro e viceversa.

Forse un tempo la percentuale di notorietà più significativa l’aveva certamente il personaggio pubblico Platinette, tradotto più nella forma che nel contenuto.

Parafrasando il famoso film “Sotto il vestito niente” in “Sotto la parrucca forse qualcosa c’è” a un certo punto ho provato a fare un change: al personaggio ho dato più contenuti e alla persona più leggerezza.

La convivenza tra i due ha generato una coppia molto differente, pur restando nella regola che cita gli opposti si attraggono. Entrambi convivono in un territorio comune che conoscono molto bene.

A seconda del caso penso con la testa dell’uno o dell’altro, la differenza è che in una ci metto una confezione e nell’altra provo a toglierla.

Ho notato adesso che, a differenza di prima, la cosa funziona.

Consiglieresti a un imprenditore di avere uno più personal brand?

 Sì, certo. Nel senso che nel campo del marketing è molto appetibile come offerta.

Mi viene in mente in proposito, la mia amica Ambra Angiolini, una donna che stimo molto perché è riuscita a fare un lavoro analogo al mio creando più personal Brand di se stessa.

Da “Non è la RAI” a cantante, presentatrice e attrice di teatro e cinema. Qualsiasi persona la cerchi, che sia un produttore televisivo cinematografico, un filosofo o discografico lei soddisferebbe tutte le richieste.

Al suo talento ha affiancato molte qualifiche, tutti i suoi colori visti da un caleidoscopio sono funzionali.

E’ un esempio di multi personalità. Se un imprenditore ha più talenti non deve soffocarli, al contrario dovrà, a mio parere, esprimermi per far crescere in se stesso più di un personal Brand

 C’è uno scopo sociale nel tuo personaggio?

 No, nessuno. Se qualcuno l’ha percepito mi fa piacere, ma da parte mia non c’è mai stata l’intenzione di farlo. Quando vado nelle scuole, i ragazzi mi chiedono se penso di aver contribuito in qualche modo a sdoganare il concetto dell’accettazione.

Non mi sono mai posto questa domanda perché il mio approccio è sempre stato un altro. Volevo dimostrare che, chi ha fame di spettacolo e insegue un sogno, potrebbe realizzarlo avendo dedizione e una costante continuità a produrre contenuti e idee.

Il sogno americano può accadere.

Mi rendo conto che, prima di me, il travestimento esisteva in una forma molto goliardica, la stessa leggerezza trattata in Pose la serie di Netflix dove apparentemente si parla di travestiti, ma in realtà si affrontano temi molto forti come l’AIDS, la discriminazione, la paura di essere se stessi. 

Nella serie, come nella vita, la leggerezza trattata come priorità, un dettaglio, la parola inusuale, la voglia di stupire è il tema della famiglia, non per forza quella di stampo tradizionale ne necessariamente alternativo, sono protocolli che sembra incatenino le persone.

Se questo significa avere uno scopo sociale allora mi piace.

Il paragone tra la me di un tempo e contenuti di Pose si sposano alla perfezione.

L’apparenza gioviale e provocatrice di Platinette in realtà cela contenuti sensibili e molto sentiti dalla società di oggi.

Non rischi di perdere autorità nel dare troppa confidenza al team?

 Non ho mai cercato di essere autoritario. Al contrario ho puntato più sul concetto di autorevolezza.

Quando qualcosa non andava, il mio approccio non era: “Devi fare così!”, ma “Se io fossi in te proverei a fare così” e i ragazzi mi ascoltavano. Non imponevo nulla perché sono dell’idea che la libertà dà potere alle persone, gli fa capire che sono importanti e che li ritieni all’altezza della situazione.

 Mi dai il 3 consigli per essere coerenti con il proprio personal Brand?

 Consiglierei di non essere coerenti, mi piace lo spiazzamento, è un’arma da tirare fuori ogni tanto. Ciò che si aspettano da te deve essere spiazzato da qualcosa di inaspettato.

Ho fatto sempre cose più o meno leggere, poi 4 anni fa, mi sono presentato a Sanremo con la barba cantando “Io sono una finestra”, scritta da una donna Grazia Di Michele.

Ci si aspettava uscisse il Gabibbo o l’insegnante di Amici e invece quando hanno sentito la canzone, il tema con tutti i pregiudizi del caso, è accaduto l’imprevisto. E questo ha stupito, quindi la prima regola è sorprendente.

Staccarsi dai codici della società di adesso meno WhatsApp, messaggi, social network, meno tutto quello che gli altri usano punto evitare il linguaggio forbito perché la semplicità paga.

 Come fossero l’obiettivo supremo: guadagnare STIMA

La stima deriva dal lavoro che fai, delle sorprese che provochi agli altri e dal rendimento che questo genera.

Il denaro è l’unico metodo che tutti usano per misurare una persona, che non è un disvalore, al contrario un Benefit da rendicontare sul valore del personaggio.

 Quali errori vedi fare di più dai blogger?

Non mi piace il loro linguaggio, quando sento outfit non so cosa sia, influencer, penso a una malattia grave. 

I consigli su che colore andrà l’anno prossimo lo faceva 10.000 anni fa Colette Rosselli, nota al grande pubblico come Donna Letizia. Colta, elegante, laureata in lingua e letteratura francese all’Università di Losanna, ha fatto la storia del costume italiano, ricoprendo il ruolo di Signora del Bon Ton con suggerimenti e consigli sulle buone maniere.

Le blogger di oggi sono come direbbe Sgarbi sono delle capre ignoranti e aggiungo molto pericolose.

Il caso Ferragni, per esempio, che si fa pagare €650 per dire come si mette il fard in faccia partendo dalla risata. La risata gliela faccio in faccia io.

Non dovrebbe permettersi, soprattutto perché crea un modello irraggiungibile per le ragazzine, che dopo aver pagato queste cifre, ritornano a vivere la loro vita più frustrate di prima.

Mi piacciono quelle più ingenue, l’antesignana ClioMakeUp con quell’ inglese della cadenza veneta, mi fa sorridere perché è un personaggio.

Oppure quelle che non sanno fare nient. Come una ragazza che ho visto negli studi durante il programma di Liorni “Italia sì” che è stata tutto il tempo attaccata al telefonino durante la diretta e mi chiedevo che cosa stesse facendo, cosa stesse insegnando alle sue seguaci.

In realtà, di base, c’è tanta solitudine ed è lì che il mercato si guadagna.

 Quali sono stati i passaggi significativi nella creazione del tuo personal brand sono state due persone.

Maurizio Costanzo il primo ad aver capito che il mio personaggio era un po’ insofferente. Mi consigliò di svestirmi dai panni di Platinette per mostrare l’altro lato di me, trovando quella che definisco la pace interiore e aveva ragione.

La seconda è Maria De Filippi perché lavorando con lei, quasi una decina d’anni, senza avere mai avuto un copione in mano, senza aver mai subito un’imposizione, ho capito che la stima e la fiducia in me erano assolute.

Poi, come ho detto prima, il Festival di Sanremo. E’ stata una botta come nessun’altra nella mia vita, a livello di emotività e coinvolgimento.

Ho avuto la percezione della maturità artistica e la sensazione che a un certo punto devi fare i conti con te stesso senza arrabbiarsi tutte le volte, ma accettando chi sei e dove sei arrivato.

Sono molto fiero di me, oggi.

 Le PR  si pianificano o si scatenano in automatico?

Affiderei in percentuali, che non so quantificare, un po’ l’una e l’altra possibilità.

Sono stato cercato di recente da un’agenzia che mi proponeva i mezzi per far aumentare i seguaci sui social affiaccandomi cameraman e fotografi perché erano molto interessati ai contenuti che vedevano sui miei post.

Ci ho pensato e ho lasciato perdere perché mi sono accorto che la conquista di un gradino alla volta fatta con lentezza, come nel mio caso, è più efficace e duratura.

Uso l’istinto e non la pianificazione.

Se pubblico una canzone di Mia Martini, perché voglio ricordarla in un momento significativo, provo e trasmette emozioni senza che le abbia studiate a tavolino, questo lo si percepisce e premia.

Consiglio meno pianificazione e più sorprese perché ciò che lascia di stucco è quando sei talmente singolare, che la volta successiva il cliente, nel caso dell’imprenditore, si aspetta di essere nuovamente sorpreso e tu devi avere la capacità di soddisfarlo per creare “dipendenza”, diciamo così!

 Ti faccio un’ultima domanda, anche se credo tu abbia già risposto. la persona che ha scatenato la tua carriera e Maurizio Costanzo.

Sì, è sempre lui. Proprio in questi giorni mi ha scritto un messaggio di apprezzamento per il programma che sto facendo con Liorni e mi ha commosso più di 1000 altri.

Una sua approvazione per me è tanto, come un padre che tiene d’occhio cosa fa un figlio. Maurizio è come fosse la mia famiglia e sai quanto importante è che, chi ti vuole bene, apprezzi ciò che fai.

Un forte abbraccio Mauro e grazie di cuore

A te cara Stefania, ciao

Intervista pubblicata su Markezine
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